Cos’è la Cannabis?

Cos'è la Cannabis

Esploriamo cos’è la Cannabis: storia e varietà

La Cannabis o canapa è una pianta erbacea a fioritura appartenente alla famiglia delle Cannabinacee. Esistono diverse varietà di canapa, anche se la maggior parte degli esemplari attualmente è di Cannabis Sativa. Inizialmente la canapa veniva classificata in tre specie: cannabis sativa, cannabis indica e cannabis ruderalis. Ora queste tre sono considerate varianti fenotipiche della stessa specie.

Originaria della Siberia meridionale, questa pianta si diffuse nell’Asia centrale e divenne sacra per gli induisti, che la chiamavano Bhanga, Vijaya e Ganjika in sanscrito e Ganja in hindi. Per moltissimo tempo si credeva che i colonizzatori avessero portato la canapa nelle Americhe. Tuttavia, alcuni archeologi hanno scoperto residui di cannabis, tabacco e foglie di coca in numerose mummie (1500 a.C.) scoperte in Perù. Anche in queste civiltà quindi la pianta aveva un uso sacro ben prima dell’avvento europeo.

La canapa è una pianta dalle dimensioni variabili, che va da 1,5 a 6 metri di altezza, anche se alcune sottospecie possono raggiungere altezze comprese tra 0,5 (ruderalis) e 5 (sativa) metri. Solitamente la pianta germoglia in primavera e fiorisce in estate, quando le ore di luce diminuiscono. La durata del periodo vegetativo dipende dalla durata del fotoperiodo a cui la pianta è esposta, tranne per la Cannabis ruderalis, che fiorisce autonomamente dopo un periodo di crescita vegetativa di circa 21-30 giorni e il cui periodo vegetativo dura da 4 a 6 settimane. Il periodo di fioritura varia a seconda delle specie e delle varietà: le piante di C. sativa, provenienti dalla fascia equatoriale, possono avere una fioritura molto lunga, fino a 14-16 settimane o più, mentre le varietà di C. indica, originarie della fascia subtropicale/temperata, richiedono normalmente da 8 a 10 settimane per maturare.

Come appare la cannabis?

I fiori di cannabis, raccolti ed essiccati, sono considerati una sostanza stupefacente in molti Paesi. Tuttavia, le persone utilizzano la cannabis come rimedio naturale da molto tempo e la usano a scopo medico e terapeutico fin dall’antichità. Anche la medicina moderna riconosce i numerosi benefici della cannabis: le persone la consumano per i suoi effetti rilassanti e calmanti e in alcuni Paesi può essere persino prescritta come cura complementare o palliativa per diverse condizioni mediche gravi. Con il passare del tempo e la sua legalizzazione in alcuni Stati, anche i nomi con cui le persone chiamano la cannabis si sono evoluti. Prima la chiamavano principalmente erba, marijuana o ganja, mentre oggi sempre più persone utilizzano il termine più accurato e neutrale “Cannabis”.

La cannabis ha un odore dolciastro con note di muschio e il suo aroma può variare di intensità a seconda della varietà e del prodotto derivato. È disponibile in diversi formati come biomassa, infiorescenze (erba), hashish, olio di cannabis e cristalli. La biomassa è ottenuta essiccando tutte le parti della pianta e assume tonalità verdi e marroni durante il processo. Le infiorescenze, o erba, sono i fiori apicali dei rami e sono particolarmente potenti e aromatici. L’hashish è estratto dalla resina della pianta ed è disponibile in grumi di diversi colori, dal bianco al nero, con diversi livelli di malleabilità. L’olio di cannabis è uno dei prodotti più pregiati e puri a base di cannabinoidi, e ha una consistenza e una tonalità simili al miele. Infine, i cristalli sono una forma solida e pura di cannabinoidi derivati dalla canapa, ottenuti attraverso sofisticati metodi di purificazione e cristallizzazione dell’olio di cannabis.

Maschio o femmina?

La Cannabis è universalmente riconosciuta come una delle piante con la determinazione sessuale più complessa e sfuggente. All’interno della sua vasta varietà genetica, si distinguono piante maschio, piante femmina e quelle che si rivelano ermafrodite, ovvero esibiscono caratteristiche sia maschili che femminili.

La determinazione del sesso delle piante di Cannabis è di fondamentale importanza per i coltivatori, poiché solo le piante femmina producono le infiorescenze ricche di cannabinoidi, i composti chimici tanto apprezzati dagli amanti della Cannabis. Inizialmente, i semi della Cannabis si sviluppano con una probabilità del 50% di essere piante maschio e un altro 50% di essere piante femmina, ma esprimono il loro sesso soltanto nel corso della loro crescita.

La fase vegetativa della pianta segna l’inizio del suo sviluppo sessuale, in quanto durante la prefioritura e successivamente alla fioritura le caratteristiche sessuali diventano sempre più evidenti.

Le piante di Cannabis femmina sono riconoscibili per i loro pistilli, piccoli peli bianchi che si sviluppano nei nodi della pianta. Queste piante, se non vengono fecondate, producono infiorescenze prive di semi, molto apprezzate dagli utilizzatori per la loro concentrazione di cannabinoidi.

D’altro canto, le piante di Cannabis maschio si distinguono per il loro fusto più robusto e per meno foglie rispetto alle femmine. Queste piante sviluppano piccole palline, chiamate sacche di polline, che contengono i gameti maschili.

Infine, le piante ermafrodite sono un fenomeno piuttosto comune nella Cannabis. Questi esemplari possono rivelarsi un problema per i coltivatori, in quanto possono auto-fecondarsi e causare la produzione di semi indesiderati.

Secondo numerosi studi e ricerche, sembra che il sesso della pianta di Cannabis sia influenzato da fattori ambientali. Ciò significa che anche piante femmina possono sviluppare caratteristiche maschili in condizioni di stress ambientale. Per questo motivo la determinazione del sesso nelle piante di cannabis è piuttosto complessa.

Cosa rende benefica la cannabis?

Le piante di Cannabis sono composte da oltre 120 sostanze, di cui circa 60 sono cannabinoidi che possono avere diversi effetti mentali e fisici quando consumati.

I due cannabinoidi principali e più noti sono il CBD (cannabidiolo) e il THC (tetraidrocannabinolo).Il CBD (cannabidiolo) si trova in vari prodotti come olio di CBD, tisane, creme e burrocacao ed è spesso utilizzato per alleviare dolore, infiammazioni, irritazioni cutanee, nausea, emicrania e ansia.. Il THC (tetraidrocannabinolo) è la principale sostanza psicoattiva della Cannabis e responsabile degli effetti stupefacenti che la maggior parte delle persone associa a questa pianta.

Generalmente la cannabis legale è disponibile sotto forma di fiori essiccati e contiene entrambe queste sostanze, oppure sotto forma di resina (hashish) o oli estratti. Ci sono anche altri prodotti che possono contenere solo CBD o solo THC o una combinazione di entrambi in diverse proporzioni.

In Italia la cannabis legale deve rispettare delle percentuali massime di CBD e THC.

Genoma e cromosomi

Per ora la scienza non fornisce molte informazioni sulla formazione genetica dei composti chimici della Cannabis che influiscono sugli esseri umani, ossia il CBD e il THC.

Tuttavia, nel corso degli anni è stata individuata una prima mappa del genoma di questa pianta, la quale fornisce una visione della disposizione dei geni sui cromosomi. Un gruppo di scienziati canadesi ha pubblicato il primo sequenziamento del genoma nel 2011. Secondo quanto affermato dai ricercatori, gli enzimi responsabili della produzione delle due principali sostanze chimiche sono codificati dai geni THCA e CBDA. Entrambi sono localizzati sul cromosoma 6 dei 10 cromosomi in cui è suddiviso il genoma della Cannabis.

Le sequenze genetiche sono quasi identiche, il che conferma l’ipotesi che provengano dallo stesso gene che si è duplicato milioni di anni fa. Nel corso del tempo, una o entrambe le copie del gene si sono evolute separatamente, dando origine ai due differenti enzimi CBD e THC.

Pertanto, potrebbe essere possibile che la Cannabis possedesse proprietà diverse prima di sviluppare quelle per cui è nota oggi.

Questi studi consentono una comprensione sempre più approfondita di questa pianta, che deve ancora essere completamente scoperta in tutte le sue sfaccettature.

La tassonomia

Innanzitutto, è importante definire il concetto di tassonomia nell’ambito delle scienze naturali. Si tratta di un sistema di classificazione delle specie viventi che si basa su un ordine gerarchico. Questo permette di distinguere gruppi con caratteristiche simili e di risalire al loro percorso evolutivo. In poche parole, la tassonomia permette di creare un albero genealogico della Cannabis, evidenziando le relazioni di parentela tra i diversi gruppi.

Tuttavia, nel caso della Cannabis, l’inquadramento e la relazione tra le diverse varietà non sono ancora completamente chiari. Come anticipato all’inizio, si possono individuare tre principali varietà:

  • Cannabis sativa, originaria dei paesi equatoriali e diffusasi grazie alle sue capacità di adattamento, da cui derivano altre varietà ibride e spontanee;
  • Cannabis indica, tipica dei paesi subtropicali, che si presenta più compatta e cespugliosa, con infiorescenze pesanti e ricche di resina e cannabinoidi;
  • Cannabis ruderalis, una pianta spontanea che si trova tipicamente nell’area siberiana, più piccola e adatta a climi estremi, che si autofiorenta e che è perfetta per le ibridazioni.

Tuttavia, considerando le caratteristiche che le rendono simili, tutte e tre le varianti possono essere raggruppate sotto la stessa specie di sativa, da cui derivano le altre sottospecie.
A proposito di ciò, sono state descritte varie tipologie di Cannabis:

  • Piante coltivate per la produzione di fibre, che non presentano caratteristiche adatte all’uso farmacologico;
  • Piante coltivate per la produzione di sostanze psicoattive, e forme ibridate o selvatiche delle tipologie precedenti.

Resta oggetto di dibattito se le piante, sia coltivate che selvatiche, derivino da una singola specie altamente variabile.

Le prime classificazioni

Il dibattito sulle classificazioni della Cannabis ha origine secoli fa, precisamente nel 1753, quando Carlo Linneo utilizzò il sistema di nomenclatura tassonomica per classificarla. Linneo la considerò un monotipo, denominandola Cannabis sativa, aggiungendo la lettera “L” per indicare la sua autorità. Successivamente, nel 1785, il biologo Lamarck individuò una seconda specie di Cannabis, chiamata indica, a cui aggiunse la sigla “Lam”, abbreviazione del suo nome. La principale differenza tra le due specie era che la sativa presentava una minore quantità di fibre, mentre la indica era maggiormente inebriante.

Durante il 19° secolo, furono classificate altre specie provenienti da Vietnam e dalla Cina, ma queste piante erano di difficile distinzione. Di conseguenza, all’inizio del 20° secolo, il concetto di monospecie era ancora predominante. Solo in Unione Sovietica la Cannabis continuò ad essere oggetto di approfondito studio tassonomico.

Il Ventesimo secolo

La varietà di Cannabis ruderalis deriva dalla Russia centrale, ma in passato era considerata una forma della sativa.
Successivamente, la Cannabis sativa è stata suddivisa in due sottospecie: la coltivata (sativa L.) e la spontanea o selvatica (sativa L.).
Negli anni ’70, negli Stati Uniti, le leggi hanno principalmente attribuito un diverso significato alla classificazione della Cannabis.
Nel 1976, una revisione tassonomica ha pubblicato l’identificazione di una sola specie di Cannabis con due sottospecie: la sativa L. subspecie sativa, utilizzata per la produzione di fibre e semi, e la sativa L. subspecie indica Lam, utilizzata principalmente a scopo farmacologico.
In seguito, hanno ulteriormente suddiviso le sottospecie, come la sativa L. subspecie sativa spontanea a bassa intossicazione e la sativa L. subspecie indica varietà kafiristanica (Afghanistan) altamente intossicante.

In conclusione, gli studi tassonomici hanno permesso di identificare almeno tre specie di Cannabis: sativa, indica e ruderalis, come spiegato precedentemente.

Fonti:

  1. https://crystalweed.it/cannabis/
  2. https://it.cannabis-mag.com/decouverte-genes-thc-cbd/
  3. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29847469/
  4. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26561338/

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